IN MONTAGNA (verso l’Alto, sempre!)
Omaggio a Pier Giorgio Frassati – Santo dal 7 settembre 2025
Pier Giorgio Frassati (1901-1925), torinese, alpinista, studente e filantropo, visse solo ventiquattro anni ma lasciò un esempio luminoso di fede, gioia e impegno verso il prossimo. Terziario domenicano, membro della San Vincenzo de’ Paoli, dell’Azione Cattolica e della FUCI, seppe unire spiritualità e azione, carità e passione per la montagna, che per lui era luogo di incontro con Dio.
In molte lettere agli amici, Pier Giorgio racconta il suo amore per le vette: «Ogni giorno che passa mi innamoro sempre più della montagna... di salire su, in alto, di andare a trovare Dio in vetta». Per lui, la fatica dell’ascesa rappresentava la crescita interiore, e la vetta il simbolo dell’incontro con il Creatore: «Quando si va in montagna bisogna prima aggiustarsi la coscienza, perché non si sa mai se si ritorna».
Iscritto al Club Alpino Italiano e alla Giovane Montagna, raggiunse numerose cime – dal Monviso alla Grivola – affrontando anche notti di tormenta e disagi con serenità, entusiasmo e un sorriso contagioso. Con gli amici condivideva la gioia del canto, la preghiera e l’amore per la natura: un giovane dal cuore puro che vedeva Dio nel silenzio delle altezze.
Il brano “In montagna (verso l’Alto, sempre!)” nasce dal desiderio di tradurre in musica questa tensione spirituale e vitale di Pier Giorgio Frassati. La composizione (durata: 4’50”, difficoltà 2,5/3) descrive in forma musicale una camminata verso la vetta, alternando momenti di contemplazione, preghiera e gioia.
Due brevi citazioni musicali — “Montagnes Valdôtaines” e “Lassù sulle montagne” — evocano le sue amate Alpi, mentre le armonie ascendenti e i motivi cadenzali rappresentano lo slancio “verso l’alto”, simbolo della ricerca di Dio. Le percussioni scandiscono il passo dell’escursione, il registro acuto dell’ottavino simboleggia l’aria pura e lo spirito elevato, e il vibrafono accompagna il cammino fino alla vetta, dove tutto si raccoglie in una semplice melodia corale.
Il momento culminante del brano, alla battuta 46, segna l’unione di tutte le sezioni strumentali in un respiro collettivo: l’ascesa compiuta, la vetta raggiunta. Poi, nella discesa finale, la musica si dissolve in un’atmosfera di pace e gratitudine.
Con questo componimento desidero rendere omaggio a un giovane che ha saputo “vivere e non vivacchiare”, trasformando la sua vita in testimonianza e dono.
Come in una scalata, anche nell’esecuzione di questo brano si possono raggiungere le “vette interpretative” solo attraverso l’impegno, l’ascolto reciproco e la consapevolezza del messaggio spirituale che Pier Giorgio ci ha lasciato.
Carlo Pirola


